Ottobre 21, 2025
Negli ultimi vent’anni il marketing ha vissuto una trasformazione profonda: dall’era della comunicazione di massa a quella dell’esperienza. Ma oggi stiamo assistendo a un’ulteriore evoluzione — una che tocca le corde più intime delle persone.
Non basta più far vivere un’emozione: i brand devono offrire un senso, un punto di contatto con ciò che le persone cercano nel proprio percorso di vita.
Benvenuti nell’era del marketing esistenziale.
Il marketing esperienziale, concettualizzato da Bernd Schmitt alla fine degli anni ’90, nasceva con l’idea che il consumatore non cercasse più solo funzionalità o status, ma esperienze memorabili, coinvolgenti, multisensoriali.
Apple, Red Bull, Starbucks: i brand diventavano “luoghi da vivere”, esperienze da ricordare, simboli di identità.
Oggi però — come osservano studiosi come Stefano Gnasso e Marco Minghetti (Nova100 – Il Sole 24 Ore) — l’esperienza da sola non basta più.
In un mondo saturo di stimoli, promesse e storytelling, le persone vogliono autenticità, coerenza e valore.
Cercano brand che non solo “facciano sentire qualcosa”, ma che li aiutino a capire chi sono, a riconoscersi in valori concreti, coerenti e tangibili.
Nasce così l’idea di marketing esistenziale: un approccio che non si limita a suscitare emozioni, ma invita a riflettere, a prendersi cura, a vivere meglio.
Un marketing che, in fondo, non parla al consumatore, ma alla persona.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambio radicale di sensibilità.
Le nuove generazioni — ma non solo — stanno ridefinendo i criteri di scelta e appartenenza ai brand:
•	Alimentazione: cresce la richiesta di trasparenza su origine, filiera, etica di produzione.
•	Moda: si diffonde la ricerca di materiali sostenibili, slow fashion, tracciabilità.
•	Cura personale: attenzione agli ingredienti naturali, cruelty free, biodegradabili.
•	Lifestyle: ritorno alle origini, contatto con la natura, benessere autentico, riduzione del superfluo.
Non è un ritorno da “figli dei fiori”, ma un ritorno alla sostanza.
Le persone vogliono stare meglio, non solo sentirsi meglio per un momento.
E per farlo scelgono brand che dimostrano, concretamente, di condividere questa visione.
È per questo che la sostenibilità — intesa nel suo senso più ampio, ambientale, sociale, culturale — è diventata il nuovo baluardo del marketing autentico.
In Le città invisibili, Italo Calvino scriveva:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Oggi, in un ecosistema saturo di contenuti, promesse e storytelling, le sue parole risuonano con forza.
Il “marketing esperienziale” ha contribuito a rendere il mercato più vibrante, ma anche più rumoroso.
Il “marketing esistenziale” invece cerca — proprio come l’invito di Calvino — ciò che non è inferno: gesti autentici, coerenza, piccoli atti di verità che resistono alla superficialità.
È un marketing che non urla, ma ascolta.
Che non mostra, ma rivela.
Che non costruisce maschere, ma fa spazio alla sostanza.
Ecco perché il marketing esistenziale non è un’operazione di immagine, ma una filosofia d’impresa.
È il passaggio da un marketing che “crea esperienze” a uno che “coltiva significati”.
Significa comunicare non solo ciò che l’azienda fa, ma soprattutto come lo fa — e perché.
Le parole chiave diventano:
•	Concretezza
•	Coerenza tra messaggio e azione
•	Etica come strategia
•	Senso come valore competitivo
In questo scenario, la comunicazione non è più un megafono, ma un ponte tra intenzione e impatto.
In questo contesto si colloca aDoormore, la piattaforma che promuove la comunicazione del “fare bene le cose”.
Il principio è semplice ma rivoluzionario: ogni azione aziendale può essere un atto sostenibile, se compiuta con consapevolezza, rispetto e trasparenza.
aDoormore aiuta i brand a:
•	Raccontare ciò che fanno in modo autentico e verificabile
;
•	Trasformare i valori in storie concrete e pratiche riconoscibili
;
•	Creare un dialogo con le persone fondato su fiducia, non su slogan
;
•	Condividere il proprio impatto positivo, grande o piccolo che sia
.
È un nuovo paradigma di comunicazione: meno “show”, più “sense”.
Il marketing esistenziale non sostituisce il marketing esperienziale — lo completa e lo supera.
Dopo anni di storytelling emozionale, oggi il pubblico chiede verità, coerenza, concretezza.
Vuole sentirsi parte di qualcosa che ha un significato.
Come scriveva Calvino, dobbiamo imparare a riconoscere ciò che non è inferno e farlo durare.
E in questo, aDoormore apre davvero una nuova porta: quella verso un futuro del marketing più umano, sostenibile ed esistenziale.
A cura del Team di Marketing