Blog - Il bello non basta: quando estetica e contenuto si incontrano nella sostenibilità architettonica

Settembre 9, 2025

Negli ultimi anni il termine sostenibilità è entrato con forza nel dibattito pubblico e professionale. Talmente tanto da rischiare di diventare una parola abusata, svuotata del suo significato originario. L’architetto Mario Cucinella, tra i più attenti interpreti di questo tema, ci ricorda che non basta dichiarare un progetto “sostenibile” perché lo sia davvero: serve empatia, consapevolezza e un approccio in cui estetica ed etica coincidano.


Empatia: il punto di partenza

Per Cucinella, la progettazione architettonica deve nascere dall’ascolto e dalla comprensione profonda del contesto. Senza empatia – verso i luoghi, le persone, il clima e la memoria – il progetto rischia di ridursi a un esercizio formale.

Un esempio emblematico è la “Scuola dei desideri” di Pacentro, realizzata dopo il terremoto in Abruzzo: un edificio che non si limita a offrire spazi funzionali, ma è un esempio di “progettazione partecipata” che ha coinvolto studenti, insegnanti, cittadini e associazioni nella progettazione. Sono stati chiesti pareri anche ai bambini e una loro richiesta – un tetto apribile per vedere il cielo – è diventata simbolo di come l’architettura possa custodire emozioni e ricordi. Gli edifici, sottolinea Cucinella, “non si muovono, ma viaggiano nella memoria”.


Estetica che nasce dall’etica

La bellezza in architettura non è mai un valore isolato. Per essere autentica deve derivare da scelte responsabili: analisi climatiche, uso intelligente delle risorse, materiali innovativi e circolari.

In questo senso, l’estetica non è l’effetto di un gesto arbitrario, ma la manifestazione di un contenuto profondo. Una facciata elegante che ignora il contesto ambientale o consuma risorse in eccesso, oggi, è solo decorazione.


Lo studio della storia come fonte di innovazione

Nell’articolo Il bello non basta, (Wired, estate 2025) Cucinella sottolinea come il suo approccio non nasca dal culto della tecnologia fine a sé stessa, ma dall’osservazione della storia dell’architettura.

Cita l’Alhambra di Granada, dove i cortili non sono stati concepiti per pura estetica, ma per garantire ventilazione naturale e raffrescamento passivo in un clima caldo. Non è casualità, è funzionalità che diventa bellezza.

Questi esempi storici mostrano che le soluzioni sostenibili non sono invenzioni del presente, ma spesso appartengono a un sapere antico che può essere reinterpretato oggi con nuove tecnologie e materiali.

Da questi esempi emerge un’idea che possiamo interpretare come una vera lezione di metodo: l’innovazione non nasce dal creare forme spettacolari senza radici, ma dal saper leggere la tradizione e tradurla nel linguaggio del contemporaneo.


“Il bello non basta”: oltre il formalismo

La vera sfida, oggi, è superare l’idea che l’architettura debba stupire a tutti i costi. Come ricorda Cucinella, “il bello non basta”: non serve inseguire il famolo strano (per dirla con una celebre battuta di Carlo Verdone) né puntare su forme spettacolari ma prive di sostanza.

Il Padiglione Italia per Expo 2025 a Osaka ne è la dimostrazione: un’architettura pensata per essere smontata e riutilizzata, costruita in legno secondo i principi dell’economia circolare. È un progetto che coniuga innovazione, funzionalità e sostenibilità, mostrando come la vera bellezza derivi da un’idea etica prima ancora che estetica.


Contenuto che arricchisce la forma

La grande lezione che emerge è che estetica e contenuto non sono due elementi distinti, ma due facce della stessa medaglia.

Un progetto architettonico bello è tale solo se ha un contenuto forte: un legame con le persone che lo vivono, un rispetto verso le risorse naturali, una capacità di durare e adattarsi.


Conclusione: verso una nuova responsabilità del design

Per le aziende, per i progettisti e per chi immagina gli spazi del futuro, la sfida non è più solo “fare bello”, ma dare senso. Un senso che nasce dall’empatia, dall’etica, dall’innovazione responsabile e anche dalla capacità di imparare dal passato.

La sostenibilità non può essere uno slogan né un’etichetta: deve essere parte integrante del contenuto del progetto. Solo così l’estetica diventa autentica, duratura e capace di emozionare.


A cura del Team Marketing