Luglio 22, 2025
Altro che post-allenamento...
Hai presente quella fame che ti prende dopo un’ora di pilates, corsa o HIIT? Ora immagina un’intelligenza artificiale — anzi, milioni — che lavorano 24/7 per rispondere alle tue domande, generare immagini, consigliarti una crema viso o creare una dieta su misura.
Ecco: i big data sono ancora più affamati di te dopo la palestra.
Dietro ogni risposta brillante dell’AI, c’è un mondo fatto di server, energia, acqua e infrastrutture che lavorano senza sosta. Una macchina potentissima, ma anche molto... esigente.
1. Intelligenza artificiale: utile, sì. Ma energivora.
L’AI è diventata parte integrante della nostra quotidianità: la usiamo per scrivere, creare, cercare, imparare. È rapida, pratica, risponde a tutto. Ma farla funzionare non è una passeggiata ecologica.
I modelli di AI, specialmente quelli di ultima generazione, hanno bisogno di quantità enormi di dati e calcoli per essere addestrati. Ogni operazione — anche la più semplice — ha un impatto invisibile ma reale.
E la domanda è in crescita. Non siamo ancora nemmeno al picco di utilizzo: l’AI è solo all’inizio della sua diffusione di massa.
2. Energia? Certo. Ma anche acqua. Tanta.
Quando si parla di impatto ambientale dell’AI, pensiamo subito all’elettricità. Ma il vero tallone d’Achille — spesso ignorato — è l’acqua.
I data center usano acqua per raffreddare i server. Ma non si tratta di acqua “in prestito”, come quella della doccia che ritorna nello scarico. No: l’acqua evaporata sparisce per mesi o anche un anno intero, prima di ritornare alla superficie terrestre.
In un mondo dove l’acqua dolce è già una risorsa preziosa, questa sete tecnologica diventa un tema cruciale.
3. Quindi, dobbiamo rinunciare all’AI? Assolutamente no.
La soluzione non è tornare all’età della pietra (né al T9 del Nokia).
La vera sfida è rendere l’AI più efficiente, più leggera, più sostenibile.
Ed è proprio in questa direzione che molte aziende stanno già lavorando:
• Le infrastrutture vengono sempre più alimentate da energie rinnovabili, come eolico, solare e cogenerazione con l’obiettivo di garantire continuità operativa 24/7 senza ricorrere a fonti fossili.
• I modelli di AI stanno diventando più snelli ed efficienti: si lavora su architetture leggere, che mantengono prestazioni elevate ma richiedono meno calcolo, meno tempo e quindi meno energia.
• Si progettano data center che utilizzano il raffreddamento naturale, sfruttando l’aria fredda di ambienti geograficamente favorevoli o tecnologie innovative che non dipendono dall’evaporazione dell’acqua. L’obiettivo è limitare il ricorso a sistemi idrici energivori e ridurre il fabbisogno complessivo di climatizzazione artificiale.
• Infine, si adottano sistemi di monitoraggio intelligente dei consumi, che consentono di ottimizzare l’uso delle risorse in tempo reale e di tracciare in modo trasparente l’impatto ambientale delle operazioni.
Siamo solo all’inizio, ma il cambiamento è possibile — e in corso.
Conclusione: serve una nuova intelligenza. Anche umana.
L’AI è uno strumento potente. Ma, come ogni strumento, dipende da come lo usiamo e da come lo costruiamo.
Serve una visione che coniughi tecnologia e responsabilità, innovazione e consapevolezza.
Perché il futuro non ha bisogno solo di macchine intelligenti.
Ha bisogno di scelte intelligenti.
A cura del Team Digitale